domenica 26 ottobre 2008

RIFLESSIONI SULLA SEDUZIONE

Sedurre significa render fragile. Sedurre significa venir meno. Seduciamo con la nostra fragilità, e mai con poteri o segni forti. È questa fragilità che noi mettiamo in gioco nella seduzione, e che le conferisce la sua potenza. Seduciamo con la nostra morte, con la nostra vulnerabilità, con il vuoto che incombe su di noi. Il segreto è saper giocare questa morte in mancanza dello sguardo, in mancanza del gesto, in mancanza del sapere, in mancanza del senso...
La seduzione non si basa sul desiderio o sull'attrazione: tutto questo è volgare meccanica fisica e carnale, nulla di interessante. Certo, il fascino della seduzione passa attraverso l'attrattiva del sesso. Ma, propriamente, vi passa attraverso, la trascende. Per la seduzione, infatti, il desiderio non è un fine, ma un'ipotetica posta in gioco. Anzi più precisamente, la posta in gioco è provocare e deludere il desiderio, la cui unica verità è brillare e restare deluso. ..
Attraverso lo specchio prismatico della seduzione si perviene a un alto spazio di rifrazione. Essa consiste non nell'apparenza semplice, non nell'assenza pura, ma nell'eclissi di una presenza. La sua unica strategia è esser là e non esser là, e assicurare così una sorta di ammiccamento intermittente, dispositivo ipnotico che cristallizza l'attenzione al di là di ogni effetto di senso. Qui l'assenza seduce la presenza.
Brani tratti da J. Baudrillard, Il destino dei sessi e il declino dell'illusione sessuale, in AA.VV., L'amore, Mazzotta, Milano 1992.

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