lunedì 11 maggio 2009

IL MATRIMONIO COME SALVEZZA

….Il matrimonio moderno è soprattutto un'istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l'inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d'oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un'istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell'altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all'altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d'amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi.
Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile. E' logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi, Dio e il mondo. Come ogni percorso di salvezza, anche quello del matrimonio è duro e faticoso. Uno scrittore che crea opere di valore non vuole essere felice, vuole essere creativo. In questo senso raramente i coniugi riescono a portare avanti un matrimonio felice e armonioso come il tipo di matrimonio al quale, mistificando, gli psicologi vorrebbero far loro credere.
Il terrorismo legato all'immagine del ‘matrimonio felice' procura notevoli danni.
A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

JUNG E L'AMORE

"Sia nella mia esperienza di medico che nella mia vita, mi sono trovato difronte al mistero dell'amore. E non sono mai stato capace di spiegare cosaesso sia. Qui si trovano il massimo e il minimo. Il più remoto e il piùvicino. Il più alto e il più basso. E non si può mai parlare di uno senzamai considerare anche l'altro. 'L'amore soffre ogni cosa e sopporta ognicosa', queste parole dicono tutto ciò che c'è da dire. Non c'è nulla daaggiungere. Perché noi siamo nel senso più profondo le vittime o i mezzi egli strumenti dell'amore cosmico. Essendo una parte l'uomo non può intendereil tutto, è alla sua merce. L'amore non viene mai meno, sia che parli con lalingua degli angeli sia che tracci la vita della cellula con esattezzascientifica risalendo fino al suo ultimo fondamento. Se possiede un granellodi saggezza l'uomo deporrà le armi e chiamerà l'ignoto con il più ignoto.Cioè con il nome di Dio. Sarà una confessione di imperfezione, didipendenza, di sottomissione ma al tempo stesso una sua testimonianza dellasua libertà di scelta tra la Verità e l'errore."
C.G.JUNG

ELOGIO DEL MATRIMONIO

"Molti hanno creduto che un buon matrimonio fosse la mutua promessa che nulla più sarebbe successo né per l'uno né per l'altra. Una mini-dépendance del museo Grévin, per la quale non è escluso che si possano ricevere sovvenzioni dallo stato - con tre o quattro spuntini di compleanno, infatti, e qualche giorno di festa di fine d'anno, l'affluenza dei visitatori è troppo ridotta perché la cosa possa autofinanziarsi. Soprattutto non muoversi, non respirare, non guardare né a destra né a sinistra, e l'effetto sarà perfetto. Esistono degli sposi-fossili, come esistono dei credenti-fossili. Sono coloro che aspettano dall'istituto del matrimonio come dall'istituzione della chiesa, che li proteggano dai disordini dell'amore e della fede. Questo tentativo disperato di tenere in vita la luce originaria del lampo, disinnescandone il pericolo mortale, avrebbe un che di quasi commovente se non avesse la pretesa di riuscirvi davvero! L'istituzione che mantiene il lampo sotto una campana, lo custodisce fissato dentro un reliquario, lo difende come un bottino di rapina, si rende colpevole verso la vita. La speranza che lo stesso bagliore possa conservarsi è la radice del dramma. Come se il fuoco del cielo si potesse tenere sotto un coperchio di tabernacolo! E sotto un globo di vetro, come una corona di sposa, la fiaccola dell'amore. Come se potessero perdurare in altro luogo che non sia il cuore acceso degli uomini e delle donne viventi! Quando il matrimonio non lascia che i venti folli della vita e del rinnovamento lo scuotano, quando la chiesa non si lascia spettinare dai sismi salutari dell'esperienza mistica, essi diventano regni dei morti. Consegnato corpo e anima all'istituzione, il matrimonio perde il filtro mortale e il nettare. Spogliato, disinfettato, vaccinato, messo sotto vuoto, non fermenterà, non conoscerà l'alto processo di distillazione che attraverso i mosti e le melasse raggiunge, all'altra estremità dell'alambicco, l'oro di distillati preziosi. Se l'istituzione è anche ferocemente mortifera, è perché teme il cambiamento, lotta contro di esso, e con ciò agisce contro la natura della vita che è incessante metamorfosi. Ogni istituzione finisce, presto o tardi, per affogare il figlio dell'amore nell'acqua sporca del bagno. La sola maniera che abbiamo di onorare la vita è di osare affrontarla di nuovo ogni giorno, senza gravarla delle nostre attese - osare l'unicità del giorno nuovo! Infatti il disastro non deriva forse dal nostro attaccamento a questa o a quella forma che l'amore ha assunto in un dato momento della nostra vita - il più delle volte al suo inizio - e dal nostro desiderio di conservarlo tale a ogni costo? Ma lo spirito è pura fluidità. Non smette di passare da una forma all'altra, sparisce di là, risorge qui, imprevisto, argento vivo, dove noi non l'aspettiamo - e le vecchie forme alle quali ci attacchiamo sono proprio quelle che lui ha abbandonato da tempo! E magari aspettiamo tutta una vita in piedi davanti alla casa abbandonata dall'(dalla) amato(a), quando, qualche via più in là, lei (lui) ci attende invano, ogni giorno, a un nuovo balcone. Pietà per coloro che si sposano per essere felici. Pietà per coloro che, per disgrazia, saranno troppo a lungo contenti di quella felicità anodina che si è loro augurata nel giorno delle nozze - troppo a lungo amanti dell'amore inoffensivo delle lune di miele! Pietà per coloro che saranno troppo a lungo fotogenici e presentabili come il giorno delle nozze! Sono fredde le gabbie di vetro, quando la luce delle vetrine si spegne! Il matrimonio ha per noi altre ambizioni. Il matrimonio non ci vuole presentabili, ci vuole vivi! - e ci farà perdere la faccia fino a che, sotto le nostre maschere, appariranno i nostri veri volti".
Christiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie

martedì 5 maggio 2009

NO, NON TI AMAVO

Ma agli occhi di Cecil, ora che stava per perderla, Lucy pareva sempre più desiderabile. Invece di guardarla distrattamente, ora la studiava, per la prima volta da che erano stati fidanzati… Il suo cervello si riprese dallo choc e, in un impeto di autentica devozione, esclamò: "Ma io ti amo, e credevo mi amassi anche tu"."No, non ti amavo", disse lei. "All'inizio ho creduto di amarti. Mi dispiace, avrei dovuto rispondere di no, anche alla tua ultima proposta di matrimonio"…"Non mi ami, è evidente. E forse fai bene. Ma mi farebbe un po' meno male, se sapessi perché"."Perché", le venne spontanea una frase, e decise di dirla. "tu non sai mantenere un rapporto di intimità con nessuno".Negli occhi di lui comparve un'espressione inorridita."Non intendevo dire proprio questo. Ma tu mi fai delle domande, anche se io ti imploro di non farlo, e devo pur dire qualcosa. Comunque si tratta di questo, più o meno. Quando non eravamo che semplici conoscenti mi consentivi di essere me stessa, ma ora non fai che proteggermi". La sua voce s'alzò di tono. "Non voglio essere protetta. Voglio decidere da sola cosa è giusto e cosa si addice a una signora. Volermi proteggere significa insultarmi. Forse non sono in grado di affrontare da sola la verità, ma devo riceverla di seconda mano per tuo tramite? Il posto di una donna! Tu disprezzi mia madre… io lo so… perché è convenzionale e parla sempre di pudding, ma, buon Dio!", e si alzò in piedi, "convenzionale, caro Cecil, sei tu, perché tu capisci le cose belle, ma non sai che fartene; e ti trinceri dietro l'arte e i libri e la musica, e vorresti che io facessi la stessa cosa. Ma io non mi farò soffocare, nemmeno dalla musica più esaltante, perché la gente è più esaltante ancora, ma tu non mi consenti di conoscerla. Ecco perché voglio rompere il fidanzamento. Tu eri nel tuo elemento finché ti attenevi alle cose, ma quando sei passato alle persone…". Qui si interruppe.
E. Morgan Forster, da Camera con vista