lunedì 16 novembre 2009

IL VERO AMORE E' UNA 'SAUDADE' COSTANTE

La natura della saudade è ambigua: associa sentimenti di solitudine e tristezza, ma, illuminata dalla memoria, guadagna contorno e espressione di felicità. Quando Garrett l'ha definita come “delicioso pungir de acerbo espinho”, stava realizzando la fusione di questi due aspetti opposti nella formula felice di un verso romantico.
In generale, si vede nella saudade il sentimento di separazione e distanza da quello che si ama e non si ha.
Ma tutti gli istanti della nostra vita non vanno ad essere perdita, separazione, distanza? Il nostro presente, appena raggiunge il futuro subito lo trasforma in passato. La vita è un costante perdere. La vita è, perciò, una costante saudade.
C'è una saudade risentita. Quella che desidererebbe trattenere, fissare, possedere.
C'è una saudade saggia, che lascia le cose passare, come se non passassero. Liberandole dal tempo, salvando la loro essenza di eternità.
E' l'unica maniera, del resto, di dare loro permanenza: renderle immortali nell'amore.
Il vero amore è, paradossalmente, una saudade costante, senza nessun egoismo.
Della SAUDADE – Cecilia Meireles

RIFLESSIONI SULL'AMORE DI PROUST

In amore non può esserci tranquillità, perché il vantaggio conquistato non è che
un nuovo punto di partenza per nuovi desideri.

Non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio ma gradualmente il nostro desiderio cambia.
Non abbiamo saputo superare l'ostacolo come eravamo assolutamente decisi a fare, ma la vita ci ha condotti di là da esso, aggirandolo, e se poi ci volgiamo a guardare il lontano passato riusciamo appena a vederlo, tanto impercettibile è diventato.

I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero.
La memoria, nell'affievolirsi, li allenta; e, nonostante l' illusione di cui vorremmo essere vittime, e, con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere,inganniamo gli altri, noi viviamo soli.

L'uomo è l'essere che non puo' uscire da se', che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mente.



Di tutti i modi di produzione dell’amore, di tutti gli agenti di disseminazione del male sacro, uno dei più efficaci è certo questo gran soffio d’ansia che passa a volte su di noi.
La sorte è segnata, allora: sarà lui, l’essere della cui compagnia godiamo in quell’istante, sarà lui che ameremo. Non c’è nemmeno bisogno che, prima, ci piacesse più di altri, e nemmeno altrettanto.
Occorreva solo che la nostra inclinazione per lui divenisse esclusiva.
E tale condizione si realizza quando - nel momento in cui non ne disponiamo - alla ricerca dei piaceri prodigatici dalla sua grazia si sostituisce bruscamente dentro di noi un bisogno ansioso che ha per oggetto quell’essere medesimo, un bisogno assurdo, che le leggi di questo mondo rendono impossibile soddisfare e difficile guarire - il bisogno insensato e doloroso di possederlo.

Quando amiamo, l'amore, troppo grande per poter essere interamente contenuto dentro di noi, s'irradia verso la persona amata, dove incontra una superficie che l'arresta forzandolo a tornare verso il punto di partenza, ed è questo "urto di ritorno"della nostra stessa tenerezza che noi identifichiamo con i sentimenti dell'altro e che c'incanta più che all'andata, giacchè non lo riconosciamo come proveniente da noi stessi.

Amare è un maleficio come quelli delle fiabe, contro cui non si puo' far niente
finche' l'incantesimo non sia passato.

"I ricordi che abbiamo gli uni degli altri, anche in amore, non coincidono".

"Un ricordo, un dolore, sono mobili. Ci sono giorni in cui fuggono così lontano che a stento li scorgiamo, e li crediamo andati via per sempre".


"Che peccato non avervi incontrata qualche settimana prima!
Vi avrei amata ; adesso il mio cuore è impegnato. Ma non importa, ci vedremo spesso perchè sono triste per l'altro mio amore e voi mi aiuterete a consolarmi."
Sorridevo fra me, pensando a questa conversazione perchè in quel modo avrei dato ad Andree l'illusione di non amarla veramente. Così non si sarebbe stancata di me e io avrei approfittato con gioia e dolcemente della sua tenerezza.

FERIRE L'ORGOGLIO DI UNA DONNA

“Mi è difficile riferirti i particolari della nostra nuova vita. Essa era costituita da una serie di puerilità incantevoli per noi, ma insignificanti per coloro ai quali le raccontassi. Tu sai che cosa vuol dire amare una donna, tu sai come si accorciano le giornate e con quale amorosa pigrizia ci si lasci trasportare all’indomani. Non ignori l’oblìo delle cose che nascono da un amore violento, fiducioso e condiviso. Qualsiasi essere, all’infuori della donna amata, sembra inutile nel creato. Si rimpiange di avere già gettato particelle di cuore ad altre donne, e non si intravede la possibilità di stringere una mano diversa da quella che si tiene tra le nostre. Il cervello non ammette lavoro o ricordo, niente di ciò che potrebbe distrarre dall’unico pensiero che gli è continuamente offerto.
Ogni giorno si scopre nella propria amante un nuovo fascino, una sconosciuta voluttà..”

“…Le donne permettono talvolta che si tradisca il loro amore, mai che si ferisca il loro orgoglio, e si ferisce sempre l’orgoglio di una donna quando, due giorni dopo essere diventato il suo amante, la si lascia, qualunque sia il motivo che si dà a quella rottura.”

(La signora delle camelie A. Dumas)

mercoledì 30 settembre 2009

ESSERE TUO SCHIAVO

Essendo tuo schiavo, che altro posso farese non attendere per ore ai desideri tuoi?Non ha per me valore il tempo, né incarichi ho da assolvere, finché tu non mi comandi.Né oso sgridare gli interminabili istantimentre, mio sovrano, guardo l’ora in tua attesa;né penso all’ amarezza del tuo distacco,quando tu al tuo servo hai detto addio.E neppure oso chiedere ai miei pensieri gelosi dove tu sia o cosa tu stai facendo:ma, come schiavo rattristato, non penso ad altro se non quanto felici fai coloro con cui ti trovi. L’amore è tale sciocco che, dei tuoi capricci, qualsiasi cosa tu faccia, egli non pensa male.
(Shakespeare)

UBRIACARSI DELLA PROPRIA DEBOLEZZA

Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso”. Milan Kundera- L'insostenibile Leggerezza dell'Esser

giovedì 3 settembre 2009

STRATEGIA D'AMORE

«Certo, come un tempo avevo detto ad Albertine:
“Non vi amo” perché lei mi amasse,
“Dimentico quando non vedo” perché mi vedesse molto spesso,
“Ho deciso di lasciarvi” per prevenire qualsiasi idea di separazione,
così adesso era, perché volevo assolutamente il suo ritorno, che le dicevo: “Addio per sempre”;
perché volevo rivederla che le dicevo: “Riterrei pericoloso vedervi”;
perché vivere separato da lei mi sembrava peggio della morte che le scrivevo: “Avete avuto ragione, insieme saremmo infelici”».
Marcel Proust

LE RADICI DELL'AMORE

"L'amore è una pazzia temporanea, erutta come un vulcano e poi si placa. E quando accade, bisogna prendere una decisione.
Devi capire se le vostre radici si sono intrecciate al punto da rendere inconcepibile una separazione. Perché questo è l'amore.
Non è l'ardore, l'eccitazione, le imperiture promesse d'eterna passione, il desiderio di accoppiarsi in ogni minuto del giorno. Non è restare sveglia la notte a immaginare che lui baci ogni angoletto del tuo corpo.
No, non arrossire, ti sto dicendo qualche verità. Questo è semplicemente essere innamorati, una cosa che sa fare qualunque sciocco.
L'amore è ciò che resta quando l'innamoramento si è bruciato; ed è sia un'arte, sia un caso fortunato.
Tua madre ed io avevamo questa fortuna, avevamo radici che si protendevano sottoterra una verso l'altra, e quando tutti i bei fiori caddero dai rami, scoprimmo che eravamo un albero solo, non due.
Ma, a volte, i petali cadono senza che le radici si siano intrecciate.
(“Il mandolino del capitano Corelli” – Louis De Bernieres)

sabato 1 agosto 2009

ESTIRPARE L'AMORE


Quanto all’amore, non bisognava più contarci; ero probabilmente uno degli ultimi uomini della mia generazione ad amarmi abbastanza poco da essere in grado di amare qualcun altro. Non c’è amore nella libertà individuale, nell’indipendenza, è semplicemente una menzogna…Esther non amava l’amore, non voleva essere innamorata, rifiutava quel sentimento di esclusività, di dipendenza, ed era tutta la sua generazione a rifiutarlo con lei. Dopo decenni di condizionamenti e di sforzi, erano finalmente riusciti a estirpare dal loro cuore uno dei più vecchi sentimenti umani …in nessun momento della loro vita avrebbero conosciuto l’amore. Erano liberi.
(Houellbecq, 2005)

LEI MI MANCA


“Ma lei mi manca. So bene che è lei a mancarmi, non lo stupido fantasma di un desiderio irreale. Mi accompagna ovunque con la sua assenza, non riesco a scrollare da me la certezza che si trovi nella sua stanza e che tra poco scenderà la scala di legno rosso per venire da me, si infilerà nel letto e parleremo a bassa voce della giornata che sta per cominciare. Devo ragionarci sopra per rendermi conto che, quando tra poco mi sveglierò, aprirò gli occhi su un'altra stanza, situata in una città diversa e lei non ci sarà. Ma il giorno non viene. Finché l'oscurità mi accoglie (e così sarà per sempre), lei è, nei miei pensieri, nel cuore di questo pensiero che porto in me, nel cuore tenero e dolente di questo pensiero che in verità non è il mio, ma il suo, un pensiero nel quale lei mi prende con sé, mi protegge, mi ama come io la amo, nel nulla assopito della notte”.
Philippe Forest, Per tutta la notte, Alet 2006

lunedì 11 maggio 2009

IL MATRIMONIO COME SALVEZZA

….Il matrimonio moderno è soprattutto un'istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l'inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d'oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un'istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell'altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all'altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d'amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi.
Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile. E' logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi, Dio e il mondo. Come ogni percorso di salvezza, anche quello del matrimonio è duro e faticoso. Uno scrittore che crea opere di valore non vuole essere felice, vuole essere creativo. In questo senso raramente i coniugi riescono a portare avanti un matrimonio felice e armonioso come il tipo di matrimonio al quale, mistificando, gli psicologi vorrebbero far loro credere.
Il terrorismo legato all'immagine del ‘matrimonio felice' procura notevoli danni.
A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

JUNG E L'AMORE

"Sia nella mia esperienza di medico che nella mia vita, mi sono trovato difronte al mistero dell'amore. E non sono mai stato capace di spiegare cosaesso sia. Qui si trovano il massimo e il minimo. Il più remoto e il piùvicino. Il più alto e il più basso. E non si può mai parlare di uno senzamai considerare anche l'altro. 'L'amore soffre ogni cosa e sopporta ognicosa', queste parole dicono tutto ciò che c'è da dire. Non c'è nulla daaggiungere. Perché noi siamo nel senso più profondo le vittime o i mezzi egli strumenti dell'amore cosmico. Essendo una parte l'uomo non può intendereil tutto, è alla sua merce. L'amore non viene mai meno, sia che parli con lalingua degli angeli sia che tracci la vita della cellula con esattezzascientifica risalendo fino al suo ultimo fondamento. Se possiede un granellodi saggezza l'uomo deporrà le armi e chiamerà l'ignoto con il più ignoto.Cioè con il nome di Dio. Sarà una confessione di imperfezione, didipendenza, di sottomissione ma al tempo stesso una sua testimonianza dellasua libertà di scelta tra la Verità e l'errore."
C.G.JUNG

ELOGIO DEL MATRIMONIO

"Molti hanno creduto che un buon matrimonio fosse la mutua promessa che nulla più sarebbe successo né per l'uno né per l'altra. Una mini-dépendance del museo Grévin, per la quale non è escluso che si possano ricevere sovvenzioni dallo stato - con tre o quattro spuntini di compleanno, infatti, e qualche giorno di festa di fine d'anno, l'affluenza dei visitatori è troppo ridotta perché la cosa possa autofinanziarsi. Soprattutto non muoversi, non respirare, non guardare né a destra né a sinistra, e l'effetto sarà perfetto. Esistono degli sposi-fossili, come esistono dei credenti-fossili. Sono coloro che aspettano dall'istituto del matrimonio come dall'istituzione della chiesa, che li proteggano dai disordini dell'amore e della fede. Questo tentativo disperato di tenere in vita la luce originaria del lampo, disinnescandone il pericolo mortale, avrebbe un che di quasi commovente se non avesse la pretesa di riuscirvi davvero! L'istituzione che mantiene il lampo sotto una campana, lo custodisce fissato dentro un reliquario, lo difende come un bottino di rapina, si rende colpevole verso la vita. La speranza che lo stesso bagliore possa conservarsi è la radice del dramma. Come se il fuoco del cielo si potesse tenere sotto un coperchio di tabernacolo! E sotto un globo di vetro, come una corona di sposa, la fiaccola dell'amore. Come se potessero perdurare in altro luogo che non sia il cuore acceso degli uomini e delle donne viventi! Quando il matrimonio non lascia che i venti folli della vita e del rinnovamento lo scuotano, quando la chiesa non si lascia spettinare dai sismi salutari dell'esperienza mistica, essi diventano regni dei morti. Consegnato corpo e anima all'istituzione, il matrimonio perde il filtro mortale e il nettare. Spogliato, disinfettato, vaccinato, messo sotto vuoto, non fermenterà, non conoscerà l'alto processo di distillazione che attraverso i mosti e le melasse raggiunge, all'altra estremità dell'alambicco, l'oro di distillati preziosi. Se l'istituzione è anche ferocemente mortifera, è perché teme il cambiamento, lotta contro di esso, e con ciò agisce contro la natura della vita che è incessante metamorfosi. Ogni istituzione finisce, presto o tardi, per affogare il figlio dell'amore nell'acqua sporca del bagno. La sola maniera che abbiamo di onorare la vita è di osare affrontarla di nuovo ogni giorno, senza gravarla delle nostre attese - osare l'unicità del giorno nuovo! Infatti il disastro non deriva forse dal nostro attaccamento a questa o a quella forma che l'amore ha assunto in un dato momento della nostra vita - il più delle volte al suo inizio - e dal nostro desiderio di conservarlo tale a ogni costo? Ma lo spirito è pura fluidità. Non smette di passare da una forma all'altra, sparisce di là, risorge qui, imprevisto, argento vivo, dove noi non l'aspettiamo - e le vecchie forme alle quali ci attacchiamo sono proprio quelle che lui ha abbandonato da tempo! E magari aspettiamo tutta una vita in piedi davanti alla casa abbandonata dall'(dalla) amato(a), quando, qualche via più in là, lei (lui) ci attende invano, ogni giorno, a un nuovo balcone. Pietà per coloro che si sposano per essere felici. Pietà per coloro che, per disgrazia, saranno troppo a lungo contenti di quella felicità anodina che si è loro augurata nel giorno delle nozze - troppo a lungo amanti dell'amore inoffensivo delle lune di miele! Pietà per coloro che saranno troppo a lungo fotogenici e presentabili come il giorno delle nozze! Sono fredde le gabbie di vetro, quando la luce delle vetrine si spegne! Il matrimonio ha per noi altre ambizioni. Il matrimonio non ci vuole presentabili, ci vuole vivi! - e ci farà perdere la faccia fino a che, sotto le nostre maschere, appariranno i nostri veri volti".
Christiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie

martedì 5 maggio 2009

NO, NON TI AMAVO

Ma agli occhi di Cecil, ora che stava per perderla, Lucy pareva sempre più desiderabile. Invece di guardarla distrattamente, ora la studiava, per la prima volta da che erano stati fidanzati… Il suo cervello si riprese dallo choc e, in un impeto di autentica devozione, esclamò: "Ma io ti amo, e credevo mi amassi anche tu"."No, non ti amavo", disse lei. "All'inizio ho creduto di amarti. Mi dispiace, avrei dovuto rispondere di no, anche alla tua ultima proposta di matrimonio"…"Non mi ami, è evidente. E forse fai bene. Ma mi farebbe un po' meno male, se sapessi perché"."Perché", le venne spontanea una frase, e decise di dirla. "tu non sai mantenere un rapporto di intimità con nessuno".Negli occhi di lui comparve un'espressione inorridita."Non intendevo dire proprio questo. Ma tu mi fai delle domande, anche se io ti imploro di non farlo, e devo pur dire qualcosa. Comunque si tratta di questo, più o meno. Quando non eravamo che semplici conoscenti mi consentivi di essere me stessa, ma ora non fai che proteggermi". La sua voce s'alzò di tono. "Non voglio essere protetta. Voglio decidere da sola cosa è giusto e cosa si addice a una signora. Volermi proteggere significa insultarmi. Forse non sono in grado di affrontare da sola la verità, ma devo riceverla di seconda mano per tuo tramite? Il posto di una donna! Tu disprezzi mia madre… io lo so… perché è convenzionale e parla sempre di pudding, ma, buon Dio!", e si alzò in piedi, "convenzionale, caro Cecil, sei tu, perché tu capisci le cose belle, ma non sai che fartene; e ti trinceri dietro l'arte e i libri e la musica, e vorresti che io facessi la stessa cosa. Ma io non mi farò soffocare, nemmeno dalla musica più esaltante, perché la gente è più esaltante ancora, ma tu non mi consenti di conoscerla. Ecco perché voglio rompere il fidanzamento. Tu eri nel tuo elemento finché ti attenevi alle cose, ma quando sei passato alle persone…". Qui si interruppe.
E. Morgan Forster, da Camera con vista

giovedì 2 aprile 2009

L'UOMO AMA ED ONORA L'UOMO FINCHE'...

Nulla c'è di più strano e di più fragile del rapporto tra uomini che si conoscano solo con gli occhi, che ogni giorno, persino ogni ora, s'incontrino, s'osservino, costretti, per etichetta o per capriccio personale, a conservare, senza salutarsi e neppure parlarsi, l'apparenza d'indifferente freddezza. Tra loro c'è inquietudine e curiosità sovreccitata, l'isterismo di un bisogno insoddisfatto, innaturalmente represso, di conoscenza ed espansività, e in particolare anche una specie di tensione rispettosa. Perché l'uomo ama ed onora l'uomo, finché non sia in grado di giudicarlo, e il desiderio è un prodotto di conoscenza imperfetta.
Un rapporto qualsiasi di conoscenza doveva necessariamente formarsi tra Aschenbach e il giovane Tazio, con gioia intensa l'anziano poté rilevare che interessamento ed attenzione non restavano del tutto incorrisposti. Che cosa, per esempio, aveva indotto il bello, quando la mattina faceva la sua comparsa sulla spiaggia, a camminare pian piano verso la capanna dei suoi, non più per l'assito dietro le cabine, ma esclusivamente per quello anteriore, attraverso la sabbia, accanto al posto di Aschenbach, e talvolta, senza necessità, vicinissimo a lui, sfiorando quasi la sua sedia e il suo tavolino? Su quell'oggetto fine e spensierato agiva davvero tanto l'attrazione, il fascino d'un sentimento superiore? Aschenbach aspettava ogni giorno la comparsa di Tazio e a volte, fingeva d'essere occupato, quando avveniva, e lasciava passare il bello apparentemente inosservato. Altre volte invece alzava gli occhi, e i loro sguardi s'incontravano. Posatissimi entrambi in quel momento. L'espressione colta e dignitosa del più anziano non tradiva nulla di un'ansia interiore, ma negli occhi di Tazio c'era un che di scrutante, un interrogare pensieroso, camminava indeciso, guardava a terra per sollevare poi, dolce, lo sguardo e, dopo esser passato, qualcosa nel suo portamento esprimeva che solo l'educazione gl'impediva di voltarsi.Tuttavia una volta, una sera, fu diverso.
I fraterni polacchi e la loro governante avevano disertato la cena nel salone. Aschenbach se n'era accorto con apprensione. Dopo cena, molto irrequieto non sapendo dove fossero, stava passeggiando, in abito da sera e cappello di paglia, davanti all'albergo, ai piedi della terrazza, quando d'improvviso vide spuntare, alla luce dei lampioni, le sorelle simili a suore con l'istitutrice e, a quattro passi dietro di loro, Tazio. Evidentemente venivano dal pontile dei vaporetti, dopo aver cenato, chissà per qual motivo, in città. Sull'acqua doveva aver fatto fresco; Tazio portava un giaccone blu alla marinara con bottoni d'oro e in testa il relativo berretto. Sole e aria non l'avevano bruciato, la pelle gli era rimasta giallino marmorea, come al principio; eppure quella sera sembrava più pallido del solito, fosse a causa del fresco o dello smorto chiarore lunare delle lampade. I sopraccigli proporzionati si disegnavano più nettamente, gli occhi s'eran fatti d'uno scuro profondo. Più bello di quanto sia possibile descrivere, e Aschenbach sentì, come già molte altre volte, con dolore che la parola riesce solo a esaltarla la bellezza sensuale, ma non a ritrarla.
Un brano tratto da MORTE A VENEZIA di Thomas MANN

LA DONNA ONESTA

A ogni donna onesta, che non fosse brutta, poteva capitar facilmente di vedersi guardata con strana insistenza da qualcuno; e se colta all'improvviso, turbarsene; se prevenuta della propria bellezza, compiacersene. Ora a nessuna donna onesta, nel segreto della propria coscienza, sarebbe sembrato di commettere peccato in quell'istante di turbamento o di compiacenza, carezzando col pensiero quel desiderio suscitato, immaginando in uno sprazzo fuggevole un'altra vita, un altro amore... Poi la vista delle cose attorno richiamava, ricomponeva la coscienza del proprio stato, dei propri doveri; e tutto finiva lì... Momenti! Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, quasi lampi di follia, pensieri inconseguenti, inconfessabili, come sorti da un'anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, e ritorna l'ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Luigi Pirandello da L'esclusa

domenica 8 marzo 2009

LA PERSONA SBAGLIATA

Pensandoci bene, in tutto ciò che vediamo, viviamo intensamente, ascoltiamo e pensiamo non esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perchè la persona giusta fa tutto giusto, arriva puntuale, dice le cose giuste, ...fa le cose giuste... ...ma non è che abbiamo sempre bisogno delle cose giuste. , La persona sbagliata ti fa perdere la testa, fare pazzie, scappare il tempo ...morire d'amore. Verrà il giorno in cui la persona sbagliata non ti cercherà e sarà proprio in quel momento in cui vi incontrerete che il vostro donarsi l'un l'altra sarà più vero. La persona sbagliata è, in realtà, quello che la gente definisce una persona giusta. Quella persona ti farà piangere, ma un'ora dopo ti asciugherà le lacrime. Quella persona ti farà perdere il sonno, ma ti darà in cambio una notte d'amore indimenticabile. Quella persona forse ti ferisce e dopo ti riempie di gentilezze chiedendo il tuo perdono. Quella persona potrà anche non essere sempre al tuo fianco ma ti penserà in continuazione... E' bene che ci sia una persona sbagliata per ognuno di noi perché la vita non è sicura, niente qui è sicuro, quello che è proprio sicuro è che dobbiamo vivere, ogni momento, ogni secondo, amando, sorridendo, piangendo, emozionando, pensando, agendo, desiderando, ottenendo. E' solo così è possibile che si arrivi a quel momento della giornata, in cui diciamo:
"Grazie a Dio, è andato tutto come doveva andare"
Quando in realtà, tutto ciò che lui vuole, è che noi incontriamo la persona sbagliata, in modo che le cose inizino veramente a funzionare per il verso giusto per noi...
Luis Fernando Veríssimo

METAFISICA DELL'AMORE SESSUALE

"Si tratta di una passione tirannica e demoniaca, anzi metafisica, che nei gradi più alti della sua intensità è capace di travolgere tutto, anche la vita stessa di chi vi è irretito. E se ne capisce il perché, dice il filosofo, se si pensa che dall'amore dipende la perpetuazione della specie.Ma una cosa di tanta importanza non poteva essere lasciata all'arbitrio degli individui e così la natura ci ha dato l'istinto sessuale, la cui forza e infallibilità ci inducono a fare quello che non faremmo mai con la mera riflessione razionale. Tale istinto crea delle illusioni, facendoci credere che l'amplesso con una determinata persona ci procurerà una gioia infinita; ma poi, post rem, scopriamo con stupore che così non è. Intanto la natura ha ottenuto il suo scopo, quello appunto della riproduzione. Ciò che le sta a cuore, infatti, è la vita della specie e non quella degli individui, che essa considera semplici strumenti o zimbelli. Ogni amore, per quanto etereo possa apparire, è radicato nell'istinto sessuale; e non c'è alcuna differenza essenziale tra il cervo in fregola che bramisce e il poeta innamorato che scioglie inni alla sua bella. Lo scopo è sempre lo stesso, comunque lo si persegua: perpetuare la specie. L’istinto sessuale, di cui la natura si serve per i suoi fini, ci guida come un fuoco fatuo e poi ci lascia negli stagni."
(Metafisica dell’amore sessuale: l'amore inganno della natura/Arthur Schopenhauer.– Milano:Rizzoli, 1996 )

UNA DONNA SPEZZATA

"Quando succede agli altri sembra un avvenimento limitato, facile da isolare, da superare. In realtà, quando succede a noi, ci si trova assolutamente sole, in un'esperienza vertiginosa, cui l'immaginazione non si è mai neanche avvicinata".....
"Perchè non mi ama più? Bisognerebbe sapere perchè mi ha amata. E' una domanda che non ci si pone nemmeno. Anche se non si è nè orgogliosi nè narcisisti, è talmente straordinario essere chi siamo, è una cosa talmente unica, che ci sembra naturale essere unici anche per un altro. Lui mi amava, non c'era altro da dire. E per sempre, poichè io ero sempre io. (Ma quanto mi stupiva, nelle altre donne, quest'accecamento. Curioso che non si possa comprendere la propria storia se non aiutandosi con l'esperienza altrui, dato che la nostra non ci aiuta)."
("Una donna spezzata" di Simone de Beauvoir)

LE DONNE SONO TUTTE BELLE

Da giovani le donne sono quasi tutte belle... Poco importa che un viso sia proporzionato, che un corpo sia troppo magro o troppo pesante, c'è un momento in cui una donna è in possesso del potere della bellezza che ci è data in quanto donne. Spesso il momento è breve. A volte si presenta e noi neanche ce ne accorgiamo. Eppure ne resta traccia. Persino ora, alla mia tarda età, ne resta traccia. Se nel negozio di apparecchi acustici di Annecy, dove nel pomeriggio hai appuntamento con tuo padre, passi davanti a uno specchio, guardati, guardati i capelli appena lavati, guarda come invitano alle carezze. Guarda la tua spalla, quando ti lavi nel lavandino, e poi lascia scivolare lo sguardo nel punto dove i seni convergono, guarda il punto tra spalla e seno che si incurva come un alpeggio - per trent'anni ancora questo pendio attirerà lacrime, baci ardenti di passione, bambini febbricitanti, teste grevi di sonno, mani rovinate dal lavoro. Questa bellezza che non ha nome. Guarda con quanta gentilezza il tuo ventre digrada al centro dell'ombelico, come una begonia bianca in piena fioritura. Puoi carezzarne la bellezza. I nostri fianchi si muovono con una sicurezza che nessun uomo possiede; eppure sono una promessa di pace, i nostri fianchi, come la lingua della mucca per il vitello...
Ti dirò quali sono gli uomini che meritano il nostro rispetto. Quelli che lavorano senza risparmiarsi, per dar da mangiare ai loro cari. Quelli che danno con generosità tutto ciò che possiedono. E quelli che passano la vita a cercare Dio. Il resto è letame. Gli uomini non sono belli. Non sono fatti per trattenere qualcosa dentro di se. Non sono fatti per attirare con la pace che offrono. Ecco perchè non sono belli. Gli uomini possiedono un altro tipo di potere. Bruciano. Emanano luce e calore. Certe volte trasformano la notte in giorno. Spesso distruggono tutto. Sono fatti di cenere.
Noi di latte.
(una madre parla alla propria figlia in un racconto di John BERGER, Una volta in Europa, ed. Bollati Boringhieri)

giovedì 1 gennaio 2009

SUPERARE LA FINE DI UN AMORE

Io ancora non ho superato tutto . . . è passato appena un mese . . . ma mi sento molto meglio perchè al contrario delle altre volte sto'cercando di viverla nel modo migliore possibile . . quello di osservare bene il dolore che provo, il senso del possesso perduto. . . senza alcuna voglia che tutto finisca presto, non perchè sono masochista. . . ma perchè sono stanco di cercare di fuggire dal dolore . . .perchè sò che in questo modo dura di più . . .
Appena mi ha lasciato ho scritto questo, solo per me: farfalle notturne attratte incessantemente da fiamme che bruciano le ali... come un tossico in cerca di dosi... il sollievo è troppo breve e l'astinenza, puntuale torna sempre più pesante . . un'altra dipendenza da sfidare . . come il vortice di un remo nell ' acqua, cosi' vorro' mandar via la speranza . . che è l 'unica cosa che mi abbatte . . piu' del bruciore di un possesso perduto . . piu' di ogni goccia che scende dallo sguardo . . piu' dei mostri della notte . . e dei fantasmi del risveglio . . e ancora : piu' della paura delle strade divergenti . .la speranza abbatte muri e difese , la speranza coccola , tranquillizza, indebolisce e ogni volta spiana la strada al dolore cattivo, quello dell'autocommiserazione e dell ' orgoglio ferito .. . della dignita' mancata.. il dolore buono è qui' , ora , nel profumo di tutto cio' che rifiorisce . . nella chiassosa allegria degli uccelli . . e nelle voci gioiose che giungono dall ' altra riva .
Il dolore buono e solitario , silenzioso e non si racconta a nessuno , è l'energia sufficiente a sgretolare la speranza , è la consapevolezza di aver avuto quattro occhi . . che non vedevano per uno . . di aver parlato urlando con 2 voci , non essendo neppure sentiti . . ora appare cosi' la figura di quell ' essere che ho voluto con tutto il cuore . .e che per sempre se ne è andato . . e volo alto , perchè ho capito che vale piu' una fase di tristezza tenera e sincera, che l'oblio di una vita infelice . .perchè la tristezza riempie solo per svuotare . . . e svuota . . solo per riempire ancora , la coppa del nettare della gioia . .
meglio un dolore che urla , che una ferita sempre aperta . (utente anonimo del forum)

INNAMORATO SENZA SPERANZA

C'era un innamorato che amava senza speranza. Si ritirò del tutto nella propria anima e gli parve che il fuoco d'amore l'avrebbe consumato. Perdette il mondo, non vedeva più il cielo azzurro e il verde bosco, il torrente per lui non frusciava, l'arpa per lui non suonava, tutto era sprofondato e lui era caduto in miseria. Ma il suo amore cresceva e lui avrebbe preferito morire e rovinarsi piuttosto che rinunciare al possesso della bella donna che amava. Sentì allora che il suo amore avrebbe bruciato in lui ogni altra cosa, e l'amore divenne potente e tirò e tirò, e la bella donna dovette obbedire, venne, e lui era lì a braccia aperte per attirarla a sé. Ma quando gli fu davanti si era del tutto trasformata, e con un brivido egli sentì che aveva attirato a sé tutto il mondo perduto. Era davanti a lui e gli si arrendeva, cielo e bosco e torrente, tutto gli veniva in contro in nuovi colori, fresco e splendido, gli apparteneva, parlava il suo linguaggio. E invece di conquistare soltanto una donna egli aveva tra le braccia il mondo intero, e ogni stella del cielo ardeva in lui e scintillava voluttà nella sua anima. – Aveva amato e amando aveva trovato se stesso. Ma i più amano per perdersi "(Hermann Hesse)

SE TU MI VEDESSI ORA

Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso.
Lo stesso succede se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un quadro si stacca dalla parete. Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio. Data la sua importanza, ti verrebbe da pensare che faccia uno dei rumori più forti del mondo, o persino che produca una sorta di suono cerimonioso, come l'eco di un cembalo o il rintocco di una campana. Invece è silenzioso, e tu arrivi a desiderare un suono che ti distragga dal dolore.
Se rumore c'è, è interno.
Un urlo che nessuno all'infuori di te può sentire.
Un boato così forte che le orecchie rintronano e la testa fa male. Si dimena nel petto come un grande squalo bianco intrappolato nel mare; ruggisce come la mamma orsa a cui è stato rapito il cucciolo. Ecco cosa sembra e che rumore fa. È un'enorme bestia intrappolata che si agita, presa dal panico; e grida come un prigioniero davanti ai propri sentimenti. L'amore è così…nessuno ne è indenne. È selvaggio, infiammato come una ferita aperta esposta all'acqua salata del mare, però quando si spezza il cuore non fa rumore. Ti ritrovi a urlare dentro e nessuno ti sente".
(Se tu mi vedessi ora - Cecelia Ahern)