Quella carenza mi procurava una strana sensazione…(…)mi mancava sempre
qualcosa…(…) Per anni in quel vuoto ci mettevo una persona. Una donna.
Ripetevo che stavo con lei perchè mi completava. Perchè lei... mi
migliorava. Quel vuoto, però, con il passare del tempo, mi aveva creato
chiaramente una dipendenza. In quella donna riponevo la mia felicità.
Quella dipendenza mi metteva paura. Paura di perderla. Si innescavano
così dinamiche di disarmonia, che alteravano il mio comportamento o
quello dell’altra persona, e finivamo col non vivere la nostra vita. La
nostra storia frenava e dirottava i nostri destini…(…) Con lei soffrivo,
senza di lei anche…(…). Allora mi dicevo: ‘Piuttosto che niente, meglio
piuttosto’. Cioè prendevo quello che poteva darmi e cercavo i
accontentarmi. Se mi fossi amato non glielo avrei permesso. Il problema
era sempre quello. La soluzione era arrivare alla nausea. Continuare
finchè non mi fossi nauseato non tanto di lei quanto della mia
umiliazione e mancanza d’amore per me stesso. (…). Prendevo le decisioni
della mia vita attraverso la sua persona o l’idea che mi ero fatto di
lei. A volte addirittura parlavo usando frasi sue per vedere come le
altre persone reagivano. Per vedere se riuscivo a convincerle come lei
aveva fatto con me. In realtà cercavo solamente di convincermi.
Fabio Volo
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